Sono un vecchio di 74 anni ancora in gamba e faccio il volontario al Museo Medievale di Bologna. Ho fatto per una vita il camionista, ma ora non posso più farlo per via degli acciacchi fisici. Per me la strada era ed è una metafora della vita e soprattutto la libertà di vedere sempre nuovi paesaggi. Quando sei alla guida di questi mastodonti, non hai molto spazio per sognare, devi pensare solo a stare attento al traffico e alla segnaletica.
Nel tempo libero, allora come ora, mi piace camminare per vedere monumenti e chiese di Bologna. Non ho dato vita a una famiglia per scelta, avevo paura di non essere un buon marito o un buon padre.
Poi c’è da dire che sono sempre stato un lupo solitario, anche se da quando sono entrato all’Opera di Padre Marella ho trovato quella famiglia e quegli affetti che mi sono sempre mancati. Mi accorgo di essere a mio agio in questa dimensione di accoglienza e mi sento sempre più socievole. In particolare, da quando lavoro al Museo Medievale, ho scoperto che mi piace molto il contatto umano e l’accoglienza delle persone.
Ora, però, negli occhi dei visitatori del museo non si legge più quella luce di pura curiosità e scoperta di nuova fulgida conoscenza. Da quando c’è il Covid e la guerra negli occhi dei visitatori si intravede uno sfondo di amara e sofferta tristezza. Io amo la storia e credo che dovrebbero cercare di conoscerla e capirla tutti per evitare il ripetersi degli errori, senza utilizzarla per fini propri ed egoistici. Spero che per tutti la vita possa migliorare per avere quella serenità che possa permettere la realizzazione piena della persona, cioè la sua vera autodeterminazione, il suo essere libero.
Quando guidavo ho capito e ho vissuto un grande senso di libertà, perché ho visto paesaggi di un mondo dall’incredibile e naturale bellezza. Speriamo che “tutti” possano viverlo e soprattutto “capirlo”.
(a cura di Fabio Tolomelli, supervisione di Francesco D’Errico, foto di Alberto Linari)