Vivere l’Opera è come stare in una grande famiglia che accoglie e dove si è accolti.
La comunità riesce ad abbracciare diversi tipi di fragilità, che sono sempre più presenti nella società attuale, a partire da una maggiore difficoltà ad aprirsi veramente all’altro e realizzare uno scambio attraverso l’ascolto, cercando di venirsi incontro nella ricerca di una mediazione dialettica.
Chissà, se ci fosse Padre Marella oggi, con la sua forte personalità dalle molteplici sfaccettature, con un piglio concreto e pragmatico, se riuscirebbe con la sua dedizione all’altro a segnare una strada, a darci un esempio di umanità reale in questi tempi così strani.
Nel mio lavoro di educatrice vivo molte emozioni, osservo e partecipo ai progetti di vita di molte persone. Non sapete quale sia la mia gioia nel vedere “i nostri” ragazzi che hanno fatto un percorso in comunità e poi sono riusciti a realizzare i loro sogni e i loro progetti per poi tornare a trovarci… con affetto e col sorriso, per ricordare i momenti vissuti insieme e ringraziarci per quello che abbiamo fatto per loro. In realtà lo scambio è reciproco e le loro storie arricchiscono noi educatori e riempono di senso il nostro lavoro. Che non è solo un lavoro.
Spesso, come operatrice sociale, incontro tante difficoltà che non ci permettono di realizzare tutto quello che si vorrebbe. Cerco la forza nei momenti belli, nei piccoli grandi successi, nella voglia di fare meglio e nelle nuove sfide.